IL COUNSELING FILOSOFICO
Il counseling filosofico è un’attività professionale nata in Germania negli anni Ottanta su idea del filosofo Aschenbach e diffusasi nel resto del mondo nei decenni successivi. Oggi è largamente diffusa e praticata nei più importanti Paesi europei e negli USA. In Italia è arrivata all’inizio del nuovo millennio.
Ma di cosa si tratta?
Innanzitutto, è un approccio fondato sulla relazione: è solo attraverso il rapporto che si sviluppano i discorsi sui temi che riguardano il consultante, e il counselor deve avere consapevolezza delle dinamiche di tale relazione. Si tratta perciò di una professione per la quale sono necessari una formazione specifica e un lungo percorso individuale.
E’ una pratica finalizzata alla risoluzione dei problemi: è dal problema che nasce il dialogo filosofico col counselor, il quale ha il dovere deontologico di rinviare ad altri specialisti (psicoterapeuti, psichiatri ecc.) casi patologici o che esulino dal suo ambito di intervento.
Il counseling filosofico non ha quindi la pretesa né tantomeno l’obiettivo di curare.
Non si tratta quindi di una forma di psicoterapia. Il counselor filosofico non ha una formazione da psicologo e quindi può sostituirsi ad esso: non fa prevenzione, non fa diagnosi e non prescrive terapie. Questo significa dunque che chi si rivolge al counselor filosofico non è una persona malata. È altresì vero che l’atteggiamento è quello di un aver cura, di un prendersi cura, di tutta una serie di sintomi che non sono il segno di una malattia ma di una situazione di disagio che ci parla attraverso di essi e che vuole essere ascoltata, compresa, decifrata.
Perchè rivolgersi a una filosofa?
Spesso la causa delle nostre sofferenze riguarda proprio le idee che, come dice Galimberti, possono “ammalarsi”, creare delle connessioni di pensiero che ci rimandano un’immagine distorta di noi stessi e di ciò che ci circonda. La filosofia interviene lavorando proprio sulle nostre idee e quindi sulle convinzioni che ne scaturiscono, operando attraverso il linguaggio e la relazione una modifica, uno spostamento, un cambiamento.
Attraverso il dialogo è possibile quindi affrontare, ad esempio, questioni esistenziali come il senso della vita, la malattia, l’amore, la ricerca della felicità o questioni personali, relazionali professionali, oltre a ricevere supporto in particolari momenti di crisi che possono scaturire dalla necessità di compiere scelte importanti.
La vita non è aspettare che passi la tempesta, è imparare a ballare nella pioggia.